Modus operandi


Aver consapevolizzato le grandi rovine che l’Homo Tecnologicus ha posto in essere negli ultimi 50 -60 anni, ci porta ad avere chiaro nella nostra mente quello che è il percorso da attuare per salvare l’unica vera casa di Noi tutti: IL PIANETA TERRA.
Già, di questo stiamo parlando. Se a qualcuno sfugge ancora che l’unica priorità in assoluto dell’epoca che stiamo vivendo è quella di salvare il nostro pianeta ed è ancora fermo a pensare di coltivare al meglio il proprio orticello, anche a scapito di tutto il resto questo significa una sola cosa: mi dispiace per Lui, ma non ha capito ancora nulla!!!
Tornare agli archetipi, ossia alla naturale forma di un qualcosa, è l’unica via percorribile in ogni aspetto della nostra esistenza: a cominciare dall’alimentazione, a seguire con i temi importantissimi della crisi energetica mondiale per finire con i non meno importanti aspetti etici di ogni nostra scelta-azione.
a) Alimentarsi con i cibi vivi, (possono essere considerati tali solo derrate alimentari rivenienti da terreni vivi) è l’unico modo per portare vitalità al nostro essere non solo fisico ma anche spirituale.
Al contrario, cibi morti, snaturati del tutto da processi industriali finalizzati ad una sorta di “cadaverizzazione” degli alimenti, con l’unico scopo di aumentarne la shelf-life (vita utile commerciale) a scapito degli aspetti nutrizionali autentici, non può che portare, in un tempo anche molto breve, a gravi problemi di salute. Nutrire le nostre cellule significa tornare agli archetipi senza la distruttiva devastante devianza delle logiche industriali. Pochi sanno dell’importanza degli enzimi presenti solo ed esclusivamente nei cibi vivi ai fini di un regolare svolgimento del ciclo della vita. Questo ci porta fin anche a non applicare la tecnica della filtrazione, in quanto con essa viene allontanato del tutto il corredo enzimatico-proteico del vino, molto utile ai processi della digestione.
A fronte di un piccolo problema in bottiglia ( formazione nel tempo di un leggero fecciolino), abbiamo grandi benefici, in termini salutari, del nostro vino; c’è solo bisogno di scaraffare il vino prima del suo utilizzo. Se poi, invece di andare a comprare in farmacia le compresse di integratori a base di lievito ( per le problematiche relative alle vitamine del gruppo B) vogliamo assumere anche il fecciolino naturale eventualmente presente sul fondo delle nostre bottiglie, possiamo benissimo farlo, con grande ringraziamento da parte del nostro metabolismo. Non bisogna sottovalutare questo aspetto anche in considerazione del fatto che il vino rimane uno dei pochi “alimenti” che ancora ingeriamo crudo; per il resto assumiamo quasi esclusivamente cibi cotti, quindi con il loro corredo enzimatico del tutto denaturato.
b) A proposito della crisi energetica mondiale ci limitiamo solo a ricordare che il semplice fatto di non praticare la dannosissima operazione dell’aratura (come meglio spiegato nella sezione “chi siamo”) porta non solo a un grande risparmio energetico, ma anche a tutta quella serie di benefici sull’ambiente, oltre che per minore produzione di anidride carbonica, anche per i fenomeni di erosioni del suolo in caso di aratura. Inoltre, praticando l’agricoltura sinergica, avendo piante in equilibrio, l’incidenza delle fisiopatie (malattie) è molto bassa e ciò si riflette sul numero di volte che è necessario passare tra i filari per la distribuzione dello zolfo e della poltiglia bordolese, unici mezzi di difesa da noi impiegati. A questo proposito vale la pena riportare un'altra importante sinergia che siamo riusciti a porre in atto; per comprenderla bisogna che ci rapportiamo ad un grande insegnamento venutoci da un libro di Rudolf Steiner intitolato: LA FILOSOFIA DELLA LIBERTA’.
Tra i vari concetti che si imparano, leggendo tale testo, il più significativo è quello che ci fa capire la gravità dell’azione a cui si può sottoporre un essere vivente (attenzione: essere vivente da intendere non solo come uomo, ma anche come verme, pianta, animale, etc.) ponendolo al di fuori del proprio archetipo, inteso non solo come habitat ma anche come forme di sviluppo morfologico fino a giungere alla privazione dei suoi movimenti ( pensiamo a quando siamo in una gabbia o con le nostre mani legate). Cosa si coglie: se questi fatti accadono a nostro personale carico, ci rendiamo conto della gravità, se lo facciamo a carico di un animale, un insetto, una pianta o qualsiasi altro essere vivente, ci sembra non grave o addirittura normale. Riflessione: in base a cosa scatta dentro di noi quando pensiamo a questi fatti, avremo chiaro in mente quanta strada c’è da percorrere in tema di consapevolezza delle nostre azioni. Con questo bagaglio culturale pensiamo ora a come facciamo crescere le nostre piante di vite: filari ordinati, squadrati, chioma tagliata ripetutamente del corso della stagione vegetativa (fino a diventare argomento di vanto per alcuni); a dire chiaramente: devi crescere come, dove, e quanto voglio io calpestando e ignorando completamente l’archetipo (la naturale forma di un qualcosa, un’entità che si sviluppa secondo un principio proprio) di quell’ essere vivente. E’ come se potiamo ripetutamente una quercia per allevarla come un cipresso colonnare e viceversa.
E’ frequente osservare queste aberrazioni nei nostri ambienti, dandoci chiaramente l’informazione di quanto l’uomo si sia allontanato dalla natura fino a calpestarla senza nemmeno rendersene conto, anzi ad essere, come già detto, motivo di vanto. Se tutto ciò è chiaro, ci verrà naturale pensare a come è meglio allevare le nostre viti. Basterà osservare come cresce quell’essere vivente secondo il proprio archetipo: strisciante e rampicante. Se è vero che tutte le azioni dell’uomo sono dettate da fatti culturali assimilati e metabolizzati profondamente, noi dell’archetipo abbiamo allevato le nostre viti secondo questi principi denominando tale forma di allevamento “controspalliera libera” ove, finalmente la pianta può crescere come, dove e quanto desidera senza la coercizione da parte di un altro essere vivente.
Recenti studi di neurobiologia vegetale ci confermano molte conoscenze che già alcuni luminari del passato avevano già colto. Stupefacenti sono gli studi di Leonarde Keeler che fu l’inventore della macchina della verità. Addirittura si è dimostrato che una pianta è in grado di percepire i nostri pensieri. Se positivi si avrà un certo tipo di sequenze dei picchi grafici, se negativi l’andamenro grafico cambia completamente.
c) Gli aspetti etici di ogni nostra scelta-azione li potremmo inquadrare in uno dei Dieci Comandamenti: non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te. L’intento di questo Comandamento non riguarda solo gli esseri umani tra di loro, come qualcuno ci ha fatto voluto riduzionisticamente intendere, ma va esteso a tutti gli esseri viventi. Per tornare a pensare come dobbiamo approcciarci a fare agricoltura, è chiaro che non possiamo farla senza tener conto di tutti gli esseri viventi facenti parte del nostro ecosistema, rispettandoli.
Vi è mai passato per la mente cosa accade quando ariamo i nostri terreni? E’ come se qualcuno con una grande ruspa arriva a casa nostra e la butta giù. Come pensiamo di poter continuare la nostra vita, poter mettere al mondo figli etc. senza una casa? Ogni essere vivente, su questo pianeta, ha una casa. Dal semplice lombrico, a un semplice ragno, a una innocente coccinella, alla tana di una talpa, etc. etc. hanno tutti una casa, costruita, a modo loro, nel terreno. Ariamo e osserviamo cosa accade a un terreno ricco di microflora e microfauna, flora e fauna: la più grande di tutte le tragedie. Può l’UOMO CONSAPEVOLE continuare in questo buio?